"La nostra è una società che ama la giovinezza più dei giovani.
E nell'inseguimento del mito della giovinezza a ogni costo, viene meno
al suo ruolo educativo".

 Un appuntamento annuale di grande rilievo: il prossimo 6 febbraio la nostra comunità giovanile sarà chiamata a PROFESSARE  la propria FEDE.   Proponiamo qualche pensiero su questa realtà che qualcuno chiama:
LA PRIMA GENERAZIONE INCREDULA
Dicono che l'attuale generazione di giovani fatica a sillabare con l'alfabeto cristiano il suo bisogno di senso e di sacro e a sintonizzarsi alla parola di Gesù per rispondere alle domande fondamentali; che fatica a riconoscere nelle celebrazioni liturgiche il luogo dove si impara a conoscere il Dio dell'amore e l'amore di Dio. È la sacrosanta verità!

Quella giovane, è una generazione che non si pone contro Dio o contro la Chiesa di Gesù, ma che sta imparando a vivere – e a vivere anche la sua religiosità – senza il Dio e la Chiesa di Gesù. E questo non perché si sia esplicitamente collocata contro Dio e contro la Chiesa, ma molto più elementarmente perché nessuno ha testimoniato a essa la convenienza della fede, la forza della parola del Vangelo di illuminare le soglie e le domande della vita, la bellezza di una fraternità nella comune sequela. Tra l'altro i giovani manifestano un incredibile analfabetismo biblico, non "sanno" nulla a tal proposito.

C'è un paradosso che viene dal mondo di internet: quasi nessuno ama parlare di fede nella rete e spesso, nei profili con cui descrivono loro stessi, i giovani si dichiarano agnostici (qualcuno anche ateo), eppure aumentano nella galassia del web i siti dove “lasciare una preghiera”, “accendere una candela”, “trascorrere momenti di pace”.

Ma il dato più rilevante è forse il fatto che moltissimi giovani, pur essendosi avvalsi dell'insegnamento della religione a scuola e pur provenendo da ambienti vitali di larga ispirazione cattolica, disertano con grande disinvoltura l'appuntamento settimanale con il Signore Gesù: la Messa della domenica, e non sembrano per nulla interessati a cammini di approfondimento della fede cristiana.  complice la mentalità del genitore che a tutto pensa (sport, divertimento: li portano al cinema alle Torri...) tranne che all'appun-tamento domenicale. Poiché il genitore non va lui a Messa, non si occupa dell'andare dei suoi figli.

Questi genitori, da parte loro, con il tempo hanno rallentato la pratica di preghiera e il legame di fede e, pur non impedendo che i figli andassero a catechismo o scegliessero l'insegnamento della religione cattolica a scuola, a casa non hanno testimoniato alcuna fiducia nel Vangelo, nell'esperienza ecclesiale e nella prassi della carità. Ecco il punto o, meglio, l'anello mancante: tra i giovani di oggi e l'esperienza di fede la cinghia di trasmissione si è interrotta a causa di quella testimonianza che il mondo degli adulti ha tralasciato di offrire.

Anche la frequenza alla vita parrocchiale non può essere ridotta a una catechesi molto blanda e tiepida. Dobbiamo pensare e strutturare l'oratorio sempre di più come luogo di generazione della fede, luogo in cui non solo si prega ma nel quale si impara anche a pregare, luogo nel quale non solo si crede ma nel quale si impara anche a credere. Abbiamo molto da fare!

 QUALCHE SVANTAGGIO PER I GIOVANI CONTEMPORANEI 

La mancata evangelizzazione primaria in seno alla famiglia. Sono cresciuti a brioche e cartoni animati e nessuno li ha aiutati a sviluppare alcun senso per l'importanza della preghiera, della lettura della Bibbia e una vita nella Chiesa. I loro stessi genitori hanno preso distanza da tutto ciò.

L'immagine diffusa di Chiesa: l'immagine di una potenza di tipo politico, con ampie riserve economiche, con malcelati interessi per alleanze strategiche con questo o quel settore dell'apparato statale.

La cultura europea attuale, che mostra segni di grande indifferenza nei confronti del cristianesimo.