HAITI... ...ancora”
Haiti, un popolo che spera contro ogni speranza

Haiti chérie
Dal cuore di un nostro carissimo amico, parole toccanti che ci portano dentro la quotidianità di un popolo martoriato, ma non sconfitto.

 Dopo il terribile terremoto che ha danneggiato quasi totalmente le strutture della capitale e altre città di Haiti, la nazione non è riuscita ancora a rialzarsi. Anzi, sembra che è adesso che il popolo si rende davvero conto di ciò che è accaduto un pò più di un anno fa. È come nel caso della perdita di un membro di una famiglia: durante il funerale, i famigliari sono riconfortati dalla presenza di tanti amici, però, una volta che tutti ne sono andati, inizia il momento di vivere nella carne la perdita subìta, e il dolore si fa davvero sentire… In ogni modo, il popolo haitiano rimane un popolo che, nonostante tutto, spera; è proprio la sua fede e speranza nel Dio di Gesù Cristo che lo rende ottimista e realista.

Il 12 gennaio 2011, un anno dopo il terremoto, il Papa Benedetto XVI ha fatto alla Chiesa di Haiti il dono di un nuovo arcivescovo per Port-au-Prince, Monsignor Guire Poulard, che sostituisce Monsignor Serge Miot, morto durante la catastrofe; e anche di un nuovo vescovo ausiliare Monsignor Eric Glandas. Questi regali fanno la gioia del popolo credente e delle persone di buona volontà del paese. Sotto una tenda gigantesca, abbiamo celebrato la consacrazione episcopale del nuovo vescovo e la presa di possessione dell'arcidiocesi della capitale. È cosi che provvidenzialmente, il popolo cristiano riunito in questa circostanza ha scoperto che la vera Chiesa non sono le mura, ma propriamente i fedeli e che questi sono anche il suo vero bene.

A livello della congregazione salesiana, sono venuti da Roma qualche giorno fa, tre superiori maggiori, poi tutti i superiori della regione interamericana per partecipare a una riunione di più di una settimana in segno di vicinanza e solidarietà di tutta la congregazione verso i confratelli haitiani e tutta la nazione haitiana. Abbiamo avuto anche la posa della prima pietra per la ricostruzione della casa provinciale di Haiti.

È così che il nostro paese ha fatto l'esperienza della vera solidarietà e dell'immensa generosità di tanti amici dell'internazionale. Grazie a tutti.

Per il momento, qualche promessa si realizza, ma ce ne sono ancora tante che non sono realizzate. Fino ad oggi, tante persone abitano sempre sotto le tende, vivendo costantemente con la paura, aspettando l'aiuto di qualche “buon samaritano”. Poi, il colera che, dopo aver fatto più di tre mila morti (come se il terremoto non ne avesse fatto abbastanza), è stato felicemente controllato, almeno per il momento.

 Come salesiani, stiamo facendo tutto ciò che possiamo per continuare ad essere segni concreti di speranza, testimoni veri di amore nel concreto di ogni giorno per i giovani più poveri. Se l'educazione è una cosa del cuore, bisogna avere il cuore del buon pastore per poter “fare educazione” ad Haiti; altrimenti, puoi fare tutto ciò che vuoi, puoi chiamarlo come vuoi (formazione professionale, sostegno psicologico), sarà tutto... meno che educazione.

A mio umile parere, credo fermamente che la fede in Dio di questo popolo, divenuto secondo alcuni il “Giobbe dei Caraibi”, la sua speranza in questo Dio capace di fare sorgere luce, vita da ogni situazione di morte, sono gli elementi che mantengono viva questa nazione. Senza questa fede e speranza, non si capisce nulla della vita di questo popolo haitiano. “Haiti non può morire; Haiti non deve morire” si legge sul dorso di tante magliette vendute dopo il terremoto. Haiti può e deve risorgere per poter raccontare le meraviglie del Dio di Gesù Cristo che lo farà passare dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita.

da Haiti, lunedì 04 04 2011 padre Jean Loubens Roseau