ORANTI

La scultura, realizzata e donata dal nostro concittadino Giuseppe Salomoni, è stata collocata nell’atrio del piano seminterrato dell’oratorio dove si trova solo la cappella. con le sue forme, è un segno e un aiuto  a lasciarsi trarre verso l’alto da Dio.
Dietro l'intuitiva percezione di ciò che questa scultura vuoi rappresentare, si cela un preciso e ragionato intento comunicativo dell'artista cernuschese, Giuseppe Salomoni: la scelta dei materiali, l'essenza delle linee, l'armonia dei tre personaggi, la semplicità dell'insieme, rimandano immediatamente al raccoglimento della preghiera; e infatti il titolo della scultura è "Orantl".
L'artista con quest'opera intende rievocare quella preghiera che nasce nel profondo di ogni uomo di fronte alle avversità della vita; quella preghiera che ci accomuna tutti in un bisogno intimo di interazione con Dio; quella  preghiera che è supplica e ringraziamento, che è percezione di un bene supremo, che è tensione alla purificazione.
Salomoni ha scelto di affrontare il tema della preghiera discostandosi dai canoni scultorei tradizionali, caratterizzati dal!'esaltazione di forme e volumi, per privilegiare, invece, il ricorso all'arte povera. Essa,  utilizzando materiali di recupero o in disuso, punta a dare una rinnovata dignità al materiale stesso esaltando, al contempo, la continua ricerca espressiva operata dall'artista.
Le tre figure slanciate, quasi allampanate, suggeriscono la volontà di tendersi al massimo per avvicinarsi sempre più a Dio e alla sua benevolenza. Le vesti, appena accennate e quasi incollate al corpo, rappresentano il desiderio umano di spogliarsi degli orpelli e degli affanni terreni per avvicinarsi a Dio mettendo a nudo la propria anima, i propri sentimenti, le paure, i desideri, le colpe e i ravvedimenti. Essere nudi al cospetto di Dio vuol dire tornare alle proprie origini, alla beatitudine del paradiso terrestre, ad una esistenza gioiosa. Purtroppo, però, le nostre origini affondano le radici anche in quel male che ci ha ancorati alla terra, al dolore, al peccato e alla colpa. Ed in tal senso l'uso del basamento di sassi richiama alla mente la nostra continua ricerca di solidità e certezze materiali; il peso del nostro errare su questa terra; la consapevolezza che esistiamo per volontà divina e che siamo stati plasmati dalla polvere a cui ritorneremo.
Inoltre, la scelta del sasso per raffigurare la testa ben evidenzia quanto forte sia, talvolta, la nostra ottusità  davanti alla chiamata di Dio; quanto dure siano le nostre resistenze e reticenze ad intraprendere i giusti percorsi per giungere alla meta; quanto sappiamo essere impenetrabili a ciò che ci circonda e_indifferenti alla magnificenza del creato.
Infine, le tre figure fanno pensare ai diversi modi di approcciarsi alla preghiera. La figura centrale con il suo atteggiamento composto e assorto sembra quasi che esorti tutti noi ad un raccoglimento profondo, alla meditazione. La figura di destra, col capo chino e la schiena quasi ingobbita, rimanda all'idea del peso che i nostri peccati e le nostre sofferenze ci costringono a portare quotidianamente. La figura di sinistra sembra tenere le braccia congiunte sul petto in una postura di supplice devozione che ci fa intuire l'angoscia esistenziale.
Se le tre figure, prese singolarmente, sembrano sottolineare la fallibilità umana, viste coralmente - invece - esaltano il forte desiderio di avvicinarsi a Dio; di abbracciare la fede in Lui; di perdonare ed essere perdonati; di vivere in comunione con i propri fratelli; di tendere gli animi a quella divina benevolenza che tutto lenisce.
In sintesi, rifacendoci al motto benedettino "ora et labora", potremmo affermare che quest'opera di Salomoni costituisce un suo modo di pregare.

                                                                            (testo a cura di Lupia Maria)