don Serafino Morazzone


 

Nato a Milano l'1 Febbraio 1747, accolito al servizio del Duomo dal 1763, viene nominato dopo concorso Parroco di Chiuso di Lecco nel 1773, ancora doveva diventare sacerdote!
Riceve in un mese gli ordini maggiori, il sacerdozio il 9 Maggio 1773, e arriva a Chiuso il giorno stesso. Vi celebra la Prima S. Messa e non se ne allontanerà più: per 49 anni sarà il “Curato di Chiuso”. Morirà il 13 Aprile 1822.
L'attenzione per i giovani, la cura per gli ammalati, la premura per i poveri - si privava di tutto per loro - , l'assiduità al confessionale, la santità di vita lo hanno reso punto di riferimento per gli abitanti del circondario di Lecco.
In vita gli sono stati attribuiti - e se ne hanno precise testimonianze - molti fatti miracolosi: tutti lo chiamavano ”Santo”. Dopo la morte, per tutti è da quasi due secoli il “Beato Serafino”.
La sua amicizia con Alessandro Manzoni - di cui era confessore e che aveva per lui una particolare venerazione - ha fatto sì che se ne abbia una straordinaria testimonianza nella prima stesura de “I Promessi Sposi”, il “Fermo e Lucia”.
Manzoni situa in Chiuso la conversione dell'Innominato  e tesse un elogio di “prete Serafino Morazzone”, attuando una trasposizione storica, che ha determinato la scomparsa del “medaglione” nelle successive edizioni del romanzo. La testimonianza, resa nota con l'intero “Fermo e Lucia” solo nel 1915, ha rafforzato la fama di santità del Morazzone, autenticata da una fonte così importante.
Attualmente il processo canonico di beatificazione (sollecitato dal cardinale Schuster, che lo aveva definito "novello curato d'Ars"), iniziato nel 1864 e ripreso nel 1954, è finito: la Congregazione delle Cause dei Santi ha approvato un miracolo compiuto da Don Serafino su un neonato invocato con fede dalla mamma. Oggi in Piazza Duomo a Milano Don Serafino verrà beatificato - insieme a Padre Clemente Vismara e Suor Enrichetta Alfieri - dal Cardinal Dionigi Tettamanzi.
«Era pio in tutti i suoi pensieri, in tutte le sue parole, in tutte le sue opere: l'amore fervente di Dio e degli uomini era il suo sentimento abituale; la sua cura continua di fare il suo dovere e la sua idea del dovere era tutto il bene possibile».



La loro varietà li rende affascinanti e preziosi per noi: davvero infinita è la fantasia di Dio
e infiniti sono i sentieri sui quali egli ci chiama a seguirlo! 
(Card. Dionigi Tettamanzi)