Pace

Ti ho invocata dai campi di battaglia
dove sudore, morte e sangue
si miscelavano inesorabili.
Ma tu non hai risposto. 

Ti hanno sognato gli “infedeli”
nei luoghi di sterminio.
E lì, neppure, hai sfiorato le loro guance
Con la tua autorevole carezza. 

Ti ho cercata nell’uomo illuminato.
E, se pure, ho gustato
un momento del tuo intenso sapore,
non ho riconosciuto il tuo volto. 

Ho posato lo sguardo,
sugli occhi lucenti di un bambino,
seguire rapiti il volo dell’aquilone
nel cielo terso di primavera. 

Ho ascoltato le voci gaie
di una famiglia intorno al desco,
risuonare festose
per le strade deserte. 

Ho gustato, infine,
il canto sereno di una madre
intenta al lavoro,
nell’angolo remoto del giardino,
nell’attesa del ritorno dei figli 

ed ho capito
dove hai posto la tua dimora.