Riflessione e pensiero di Don Alfredo

      "amore per l'oratorio"

Succede ad ogni cambio di parroco. È fisiologico che si susseguano una serie di paragoni, di riferimenti, di interrogativi... Quando il parlare è sostenuto da una coscienza caritatevole è un buon parlare, anche se critica.
Succede che - ad ogni cambio di parroco - anche la Diocesi si interroghi e ponga domande sulla vita, sulla fede, sull’evangelizzazione di una parrocchia, perché (questo è il senso di ogni cambiamento) direttamente dal cuore del Vescovo giunge ad ogni fedele un crescente desiderio di bene, un forte invito a non perdere la “novità del Vangelo”.

Succede a noi...!

In questi mesi, sollecitati dall'attenzione degli organismi diocesani preposti alla cura delle parrocchie, abbiamo cercato di "comprendere il futuro". Un impegno non indifferente, una fatica che non si esaurisce, consapevoli che - in realtà - il futuro è nelle mani di Dio, scritto nel suo cuore, sottoposto alla sua volontà.
Più volte, soprattutto negli incontri personali o nella celebrazione della S. Messa feriale, mi sono soffermato a pregare e a chiedere preghiere per crescere in quella virtù che risponde al nome di lungimiranza. La nostra Comunità (posso dirlo senza timore di smentita) è fortemente credente, la fede è saldamente radicata nel cuore e nella coscienza delle persone e delle famiglie; ma insieme non dobbiamo preoccuparci solo di conservare "il deposito", la tradizione ricevuta. È opportuno, è saggio  lungimirante appunto  che si guardi avanti, che si precorra il tempo di un eventuale impoverimento, ove dovesse accadere che non ci si occupa a sufficienza e con passione delle nuove generazioni.
Le nuove generazioni sono i piccoli: bambini, ragazzi, adolescenti e giovani. Ma le nuove generazioni sono anche i genitori giovani che devono affrontare una realtà composita, una vita spesso eccessivamente ripiegata sul lavoro e sulla produzione del benessere, magari incapace di conservare e trasmettere i valori e la ricchezza spirituale. Succede che nelle nostre giovani case si preghi di meno o lo si faccia in fretta; succede che non si sia più capaci di insegnare a pregare o ci si vergogni pure. Succede che a Messa si accompagni il figlio, invece di parteciparvi con lui. E succede anche di avere buone ragioni per fare tutto questo.
Non ci si può rassegnare a che le cose vadano così, come se fosse un segno dei tempi nuovi, più civili! Bisogna parlarne. A questo serve l'oratorio. Il suo ruolo non è solo quello di "fare il catechismo", quasi dispensatore di un servizio tra i tanti (penso alla scherma, la piscina, la ginnastica,…): la gente se ne serve finchè ne ha bisogno, finchè ne ha voglia.
L'oratorio è il polmone della parrocchia, il luogo dove si sente il "respiro di Dio", dove il soffio dello Spirito nutre la vita generata dal Battesimo. Lì ogni genitore interroga il prete circa l'educazione cristiana e la crescita morale dei figli; lì il prete incontra e conosce la sua comunità dopo il lavoro, lo studio, il riposo… e favorisce l'insorgere di una intimità "tra mura domenstiche". E non solo quella porzione di comunità che ha figli "in età da sacramenti", ma anche i loro nonni, gli zii, i vicini di casa, gli amici ospiti… Lì - in oratorio - si gioca il futuro cristiano del nostro territorio.
Ecco il perché di una attenzione così grande - in queste settimane - al nostro oratorio.
Sollecitati dagli organismi diocesani  che mi trovano pienamente consenziente  dobbiamo avere il coraggio di accantonare pensieri e progetti che si sono rivelati superati nel confronto con le attuali necessità. È stato definitivamente accantonato il progetto chiamato "secondo lotto" (un eccessivo ingombro dello spazio esterno, un costo non sostenibile in tempi ragionevoli, una scarsa funzionalità in contesto oratoriano, una limitata possibilità d'uso, la riqualificazione degli spazi interni di cui è già ricca la parrrocchia con la conseguente valorizzazione delle proprietà).
Ma non è tutto sospeso: si continua a lavorare alacremente alla sistemazione dell'oratorio perché sia quel luogo ospitale e fortemente capace di educare che tutti vogliamo. Perché questo accada occorre che sia aperto, frequentato, che innalzi il suo livello di appetibilità tra i più giovani, che sia sicuro e arricchito di strutture e strumenti utili. Comprendo sempre meglio la grande fortuna di trovarci già dotati di una sala cine-teatro attraverso la quale favorire lo scambio culturale. Questa è stata in passato una scelta contro-corrente di cui oggi dobbiamo imparare a servirci.
Nelle prossime settimane attorno al nostro oratorio potrebbe esserci molto rumore: rumore di ragazzi che riprendono a frequentarlo nel tempo libero (andiamo verso le belle giornate!), di genitori e nonni che portano i loro piccoli, anche se ora occorre accontentarsi di quello che il cortile offre. Ci sarà anche rumore di parole, per scambiare idee sulla vita futura, sul modo di organizzare le catechesi, sul come e sul perché il cortile dell'oratorio deve essere più ospitale.
Chi ne parlerà? Chi vuole, naturalmente, ma chi lo farà deve avere nel cuore un profondo amore per il nostro oratorio. Infatti lì, non c'è bisogno di esperti bensì di appassionati!

Don Alfredo